Leadership nella chiesa

Diventare un leader spirituale

“La Misura dell’Uomo”:
Obiettivi chiari per diventare un leader spirituale

Questa pagina rappresenta il primo capitolo del libro “La misura dell’uomo” di Gene A. Getz. Appare qui per gentile concessione di Edizioni Centro Biblico.

Dove siamo diretti

Viviamo in un’epoca di formule istantanee che potenzialmente possono essere applicate a qualunque cosa, dalle veloci ricette gastronomiche televisive a quelle che t’indicano “come diventare ricchi” in tre lezioni. La nostra società automatizzata e computerizzata ci condiziona, e quindi c’induce a pensare di poter trovare delle soluzioni sbrigative e facili per ogni tipo di problema.

Guidare dove?

Anche per quanto riguarda la maturità spirituale, alcuni cristiani sono in preda a questa mentalità. “Siate ripieni dello Spirito”, dicono alcuni, “è questo il segreto per avere una vita cristiana vittoriosa!” “Devi abbandonare e crocifiggere il tuo ego”, dicono altri, “ed allora ti eleverai immediatamente ad un nuovo livello di spiritualità”; oppure, più di recente, ci viene detto: “Basta scoprire quali sono i tuoi doni spirituali, poi potrai cominciare a funzionare nel corpo di Cristo così come Dio vuole”. Naturalmente in questa categoria di consigli, rientrano anche le formule relative alla lettura della Bibbia e alla preghiera.

Certamente tutte queste affermazioni meritano un’attenta considerazione, ma in sé sono solo vaghe generalizzazioni che di frequente confondono sia i nuovi sia i vecchi credenti. Se penso alla mia stessa esperienza cristiana, posso ricordare di aver cercato di mettere in pratica quasi tutte queste formule, di solito senza molto successo, anzi con il risultato che spesso sono rimasto profondamente deluso.

Sono giunto alla conclusione che non esiste alcuna scorciatoia o metodo-lampo per diventare “un uomo di Dio”: è questa la tesi di questo studio.

Tutti noi, ovviamente, c’imbarchiamo nel viaggio cristiano portandoci dietro le nostre esperienze e il nostro patrimonio culturale che, indubbiamente, condizionano i progressi che possiamo fare lungo il cammino, ma una cosa è certa: qualunque sia la nostra eredità psicologica e spirituale, ci vorranno tempo ed impegno per diventare uomini di Dio.

Come riconoscere un uomo di Dio

Com’è un uomo di Dio? Come facciamo a riconoscere una persona spiritualmente matura?

Queste non sono domande nuove ed originali, ma si tratta di questioni aperte fin dai tempi del Nuovo Testamento. Durante il periodo di tempo in cui Timoteo rimase ad Efeso per aiutare i cristiani a maturare, egli incontrò uomini che volevano essere maestri e leader spirituali nella Chiesa; lo stesso Paolo lodò coloro che volevano essere delle guide: «Se uno aspira all’incarico di vescovo, desidera un’attività lodevole», scrisse l’apostolo (1 Timoteo 3:1), “ma”, suggerì “accertatevi che sia la persona giusta”.

Tito dovette affrontare lo stesso problema; Paolo lo lasciò a Creta affinché costituisse «degli anziani in ogni città» (Tito 1:5) ed anche in questo caso Paolo suggerì di accertarsi che fossero scelte le persone giuste.

I due brani nelle epistole di Paolo, a Timoteo e a Tito, tracciano un profilo autorevole dell’uomo di Dio, inteso a saggiare il livello di maturità di un cristiano (1 Timoteo 3:1-7; Tito 1:5-10). Quella che segue è una lista che comprende le qualità contenute nei due brani:

Uomo di Dio

  • Irreprensibile [vedi il capitolo 2 del libro, “La misura dell’uomo”]
  • Marito di una donna [cap. 3]
  • Temperato [cap. 4]
  • Prudente [cap. 5]
  • Rispettabile [cap. 6]
  • Ospitale [cap. 7]
  • Capace di insegnare [cap. 8]
  • Non dedito al vino [cap. 9]
  • Non testardo [cap. 10]
  • Non irascibile [cap. 11]
  • Non aggressivo [cap. 12]
  • Non litigioso [cap. 13]
  • Gentile [cap. 14]
  • Non attaccato al denaro [cap. 15]
  • Che governi bene la propria famiglia [cap. 16]
  • Che abbia una buona reputazione fra quelli di fuori [cap. 17]
  • Amante del bene [cap. 18]
  • Giusto [cap. 19]
  • Santo [cap. 20]
  • Non convertito di recente [cap. 21]

Paolo non generalizzò, ma specificò le qualità che l’uomo di Dio deve possedere; egli stesso era diventato un uomo di Dio tramite un progressivo processo di crescita e di maturazione spirituale, ed aveva imparato a rappresentare Gesù Cristo con l’intero suo stile di vita.

È implicito che questa persona si era “spogliata del suo vecchio uomo” e si era “rivestita dell’uomo nuovo”, aveva abbandonato quegli atteggiamenti e modelli comportamentali caratteristici del suo precedente stile di vita pagano ed aveva adottato quelli che fanno assomigliare a Cristo. Ma è altrettanto ovvio che questo era il risultato di un processo di trasformazione progressiva che lo portò ad essere gradualmente e sempre più conforme all’immagine di Cristo.

È anche interessante notare che nella lista non vi è alcun riferimento ai doni spirituali.

Paolo non disse cercate gli uomini che abbiano il dono d’insegnamento , o il dono di “amministrazione”, di “esortazione” o ecc… In effetti, troviamo pochi riferimenti ad una particolare abilità o capacità; piuttosto, delle venti qualità elencate, ben diciannove hanno a che fare con la reputazione, l’etica, la moralità, il temperamento, le abitudini e la maturità spirituale e psicologica, mentre la ventesima riguarda la capacità di guidare la propria famiglia.

Vi è una spiacevole perplessità fra gli evangelici a proposito dei doni spirituali; ho visto alcuni degli uomini con cui lavoro, essere seriamente alle prese con questo problema. Alcuni sono stati indotti a credere che debbano assolutamente scoprire quali siano i propri doni spirituali prima di poter davvero cominciare a servire il Signore. Purtroppo questo significa mettere il carro davanti ai buoi perché la Bibbia insegna che ognuno deve cominciare col diventare un “uomo di Dio”; anche noi abbiamo bisogno di iniziare dove ha incominciato Paolo. Se una persona desidera diventare un leader, desidera una cosa buona, ma è necessario che sviluppi le qualità specificate in 1 Timoteo 3 e Tito 1.

Ho spesso sfidato i miei studenti, presso il Seminario Teologico di Dallas, a prefiggersi come obiettivo della propria vita il conseguimento delle qualità necessarie per la leadership specificate dall’apostolo Paolo. È relativamente facile valutare la capacità di una persona sulla base di criteri accademici quali, ad esempio: è capace di interpretare i testi biblici? Sa preparare un buon sermone? Riesce a predicare ed insegnare bene?

Certo, sono tutti degli obiettivi eccellenti, ma non sono i requisiti fondamentali; molto più volentieri io m’impegnerei a lavorare con un uomo spiritualmente e psicologicamente qualificato, piuttosto che con uno che ha un sacco di capacità ma è ancora carnale.
Un uomo che possiede le qualità indicate dall’apostolo Paolo, può velocemente sviluppare delle abilità ed usarle per la gloria di Dio. Contrariamente, l’uomo che ha tante capacità ma è ancora carnale, potenzialmente potrebbe sì guidare le persone, ma nella direzione sbagliata.

Ciò non vuole essere un incoraggiamento ad avere una formazione accademica di basso livello, tutti noi abbiamo bisogno del maggior grado possibile di professionalità e di preparazione, ma se tutte le capacità sviluppate non sono basate sulle qualità spirituali fondamentali, non saremo certo pronti per essere dei buoni servi di Gesù Cristo.

Purtroppo, questo fatto ha delle importanti implicazioni per le chiese che cercano dei ministri; spesso si sceglie un ministro in base alla capacità di predicare o insegnare, e non sulla base del “tipo d’uomo che è”, la qual cosa ha portato spesso a tragiche conseguenze.

Perché questi criteri

Ho scelto queste caratteristiche tratte da 1 Timoteo e Tito per vari motivi: in primo luogo, sembrano essere normative per i leader spirituali di oggi, descrivono uomini che devono funzionare nella chiesa locale con capacità permanenti; il secondo motivo è che sembrano essere le qualità che ogni cristiano dovrebbe ricercare con impegno, particolarmente gli uomini. In entrambe le lettere, quella a Timoteo e quella a Tito, Paolo afferma che se un uomo desidera essere un anziano o vescovo, desidera una cosa buona, ma dice anche di accertarsi che quest’uomo sia la persona giusta, all’altezza di determinati standard. Queste qualità sembrano, in altre parole, dover essere degli obiettivi di ogni cristiano. Alcuni uomini dotati di questi tratti caratteristici diventeranno anziani o vescovi, mentre altri, pur possedendoli, non necessariamente si sentiranno chiamati a servire in simili ruoli; l’importante è comprendere che queste qualità devono essere l’obiettivo di tutti i cristiani.

Un terzo motivo per la scelta di queste qualità specifiche è che esse sono state enumerate da Paolo con l’intento di presentarci un profilo esauriente e completo dell’uomo di Dio; certamente era questo il suo proposito quando scrisse questa lista con gli elementi distintivi dell’uomo di Dio! In questi brani, Paolo riassume molte caratteristiche della maturità spirituale disseminate in tutto il Nuovo Testamento. Come sarà evidenziato in questo studio, infatti, la maggior parte di queste venti caratteristiche è prescritta a tutti i cristiani (incluso le donne), anche in altri brani della Bibbia.

Per riassumere

Uomo di Dio

Un uomo di Dio, dunque, non appare all’improvviso; ci vorrà del tempo per diventare simili a Cristo – un processo che, certamente, sarà completo solo quando saremo con Lui – ma vi è un livello ben definito di maturità spirituale che può essere riconosciuto sia dall’individuo che sta valutando la propria vita, sia da coloro che gli sono vicini, altrimenti Paolo non avrebbe detto a Timoteo e Tito di scegliere degli uomini specifici: questo tipo di uomini era chiaramente riconoscibile.

“Dove comincio?” potresti chiedere. La risposta è di prendere in considerazione tutte queste qualità, comprenderne il significato e poi prefissarti ciascuna di loro come obiettivo della tua vita, procedendo momento dopo momento e giorno dopo giorno, per diventare un uomo di Dio.