Questa pagina è estratta da un articolo scritto da Dottor Charles Stanley ed è usato con il permesso del suo sito www.intouch.org (inglese).

Quando pensiamo alla testimonianza, la prima cosa che può venirci in mente è un missionario straniero oppure un evangelista – gente che parla frequentemente di Cristo in conversazioni a tu per tu. Ma c’è molto di più nel condividere la propria fede ed essere un testimone di Cristo del semplice raccontare agli altri di Gesù.

Evangelizzazione

Essere un vero testimone si riduce essenzialmente a tre cose: carattere, condotta e conversazione. Ognuna di queste senza le altre provocherà un conflitto nelle nostre stesse vite e sembrerà ipocritica. Per esempio, hai mai conosciuto qualcuno che sapeva tutte le parole giuste, che recitava perfettamente tutti i termini “Cristiani”, ma ciò che comunicava era completamente inconsistente con la sua vita di ogni giorno? Le parole senza azioni non ti condurranno molto lontano. (Giacomo 2) La mancanza di sincerità si può vedere lontana un chilometro.

Ora, altra gente ha un carattere morale molto forte – spesso accompagnato dalle sue azioni – ma non parla mai della fede, anche quando l’opportunità si presenta chiaramente. Salmo 107:2 proclama: “Così dicano i riscattati del Signore”. La nostra fede in Gesù non è qualcosa che ci infiliamo in tasca fino a che andiamo in chiesa la domenica. Dovrebbe essere evidente in ogni area delle nostre vite durante la settimana.

Un aspetto della testimonianza spesso trascurato è il metodo in cui parliamo della nostra fede. Non credenti potrebbero non rispondere bene ad un sermone predicato con un megafono nel mezzo di una piazza pubblica; comunque, lo stesso messaggio comunicato in modo casuale e a tu per tu può essere molto più efficace. La nostra attitudine e stile nella comunicazione di solito è la prima cosa che un non credente noterà, cosicché è molto importante che affrontiamo la situazione con uno spirito gentile, umile e non aggressivo.

Atti 8 contiene un esempio eccellente di come presentare il vangelo. Notando che un Etiope stava leggendo un passaggio difficile in Isaia, Filippo chiese: “Capisci cosa stai leggendo?” (Atti 8:35). Una volta che l’Etiope disse a Filippo che aveva bisogno di aiuto, Filippo si sedette vicino all’uomo e gli parlò.

Nota che Filippo non si sedette vicino all’uomo senza un invito. Aspettò finché gli fu chiesto. Anche, non cominciò la sua spiegazione da Genesi 1; invece cominciò da dove era quell’uomo e rispose alle sue specifiche domande su Cristo. Ogni testimonianza che rendiamo dovrebbe essere su Gesù e non su di noi. Solo attraverso la grazia di Dio, siamo salvati e ogni cosa buona che facciamo è solo grazie a lui (Efesini 2:8).

Evangelizzazione personale

Ciò che conta in questo passo è che la presentazione del Vangelo di Filippo avrebbe avuto scarso impatto se la sua vita –
carattere e condotta – non fosse stata un riflesso della sua conversazione.
Quando qualcun’altro può chiaramente vedere ciò che Gesù sta facendo nella tua vita, è spesso molto più efficace di una conversazione di cinque minuti o di un opuscolo anonimo.

Le nostre parole sono estremamente importanti, ma ricorda che il modo in cui viviamo è il riflesso ultimo di Cristo. Comincia oggi ad esaminare la tua vita – il tuo carattere, condotta e conversazione sono consistenti? Attraverso la grazia di Dio e dello Spirito Santo, puoi essere una testimonianza vivente di Cristo – nella tua conversazione, condotta e carattere.