Il credente ed i rapporti

Depressione: Fattori che possono portare alla depressione

Quest’articolo è stato provvisto dall’autrice, Mary Southerland, attraverso il suo sito a www.marysoutherland.com (in Inglese) ed è tratto dal suo libro, Hope in the Midst of Depression (Speranza in mezzo alla depressione, Harvest House Publishers).

Introduzione

L’oscurità della depressione forma una fossa brutta e profonda che diventa una prigione di paura paralizzante e di solitudine indescrivibile. Siamo stati creati per la Luce. Il Padre è pronto a renderci liberi. Accompagnami mentre ti racconto il mio viaggio dalla fossa dell’oscurità alla Luce in base al Salmo 40:1-3!

Salmo 40:1-3 “Al direttore del coro. Di Davide. Salmo. Ho pazientemente aspettato il SIGNORE, ed egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido. Mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione, dal pantano fangoso; ha fatto posare i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. Egli ha messo nella mia bocca un nuovo cantico a lode del nostro Dio. Molti vedranno questo e temeranno, e confideranno nel SIGNORE.”

Abbiamo già visto insieme che cosa sia la depressione e chi ne possa soffrire. Ora bisogna riconoscere i fattori che possono portare alla depressione.

Tanti fattori possono provocare o portare alla depressione. Siccome non sono un’esperta di medicina e psicologia, condividerò con te solo quelli maggiori che ho sperimentato di persona.

Primo fattore: Una mancanza di rapporti edificanti

La “fossa” della depressione è un luogo di isolamento e di solitudine dove i rapporti sono stati mal gestiti o mal sviluppati.

Adoro la storia di una bambina che era terrificata dai temporali e dal buio. Una notte fu svegliata di colpo da un forte temporale estivo che rimbombava nel suo quartiere. Provò disperatamente ad essere coraggiosa e ad affrontare le sue paure da sola.

I rapporti edificanti ti ricambiano, rendendo la vita più completa e più ricca.

Però, con ogni rimbombo dei tuoni e con ogni lampo dei fulmini, la sua risolutezza si affievolì fin quando finalmente grido nel buio. Suo padre, sentendo il suo pianto, saltò giù dal letto e attraversò il corridoio per entrare nella sua stanzetta. Prendendola in braccio, bisbigliò, “Non avere paura, tesoro. Va tutto bene e Dio Si prenderà cura di te”.

Fra le lacrime, lei guardò suo padre e disse, “Papì, lo so che Dio mi ama e Si prenderà cura di me ma al momento, ho bisogno di qualcuno con la pelle addosso”.

Ed è vero che abbiamo bisogno di qualcuno con “la pelle addosso”. Siamo stati creati per aver bisogno l’un dell’altro. Un peso condiviso è un peso meno oneroso. 1 Tessalonicesi 5:11 ci dice di “incoraggiarvi a vicenda e farvi forza gli uni gli altri”. Le relazioni sono una parte vitale della vita. Ci sono tre tipi di rapporti nelle nostre vite:

  • Rapporti edificanti. Il significato letterale di “edificanti” è di “costruire”. I rapporti edificanti ti ricambiano, rendendo la vita più completa e più ricca.
  • Rapporti neutrali. Il significato letterale di “neutrale” è “senza colori o vago”. I rapporti neutrali sono meramente presenti nella tua vita. Non sono edificanti o prosciuganti, ma richiedono energia e prezioso spazio emotivo.
  • Rapporti prosciuganti. Il significato letterale di “prosciuganti” è “che ti esauriscono”. I rapporti prosciuganti letteralmente succhiano la vita da te. Mi riferisco a queste persone come “buchi neri emotivi” perché non importa quanto tempo o energia gli dai, non farà nessuna differenza.

La salute emotiva è simile ad un conto in banca; i prelievi ed i versamenti determinano il bilancio. Andiamo in rosso quando facciamo troppi prelievi e non abbastanza versamenti. Quando non cerchiamo rapporti edificanti e gettiamo continuamente via le nostre limitate risorse emotive e noi stessi in un “buco nero emotivo” dopo l’altro, sperimenteremo una bancarotta emotiva.

È facilissimo prelevare più di quanto c’è nel nostro conto emotivo e “spendere” più di quello che possiamo permetterci! Possiamo essere così impegnati nel ministero che perdiamo di vista la verità basilare che il nostro rapporto edificante più importante scaturisce dall’intimità che siamo stati creati per godere in Gesù Cristo.

Depressione

In altre parole, possiamo diventare così presi dalle Sue opere che dimentichiamo di farci prendere da Lui! Questo fu esattamente il mio errore. Il mio viaggio esteriore era diventato più importante del mio viaggio interiore verso il cuore di Dio.

Secondo fattore: Una mancanza di autostima

Il Salmo 40:2 dice che la fossa della depressione è piena di “fango”. Questa è l’idea di un’immagine indistinta o sporca di chi siamo. Avevo passato tutta la mia vita cercando di guadagnare l’approvazione e l’amore di Dio, degli altri e di me stessa attraverso il mio impegno religioso.

Era come se io avessi messo un tatuaggio sul mio petto con la lettera “S”, dichiarandomi “Super-donna” e offrendomi per il ministero a tempo pieno! Quella idea sbagliata mi guidò a porre delle priorità errate, delle aspettative irrealistiche, una auto-condanna costante e un sacco di stress!

Cercavo con ogni respiro di farmi in mille per ogni persona. Quando fallivo, raccoglievo tutto il dolore e le ferite di quel fallimento come prova che non ero degna e che avevo poco valore. In questa tenebre, Dio mi dimostrò che mi ama, non perché sono degna di essere amata ma perché Lui è l’amore e non può fare a meno di amarmi! Si rallegra di me! Sono la luce dei Suoi occhi e mi adora! Il Suo amore per me dipende completamente da chi Lui è e non da ciò che io faccio e non faccio.

Tante volte proviamo a servire Lui con doni che non abbiamo. Durante la mia esperienza “nella fossa”, ho imparato che Dio ci dà sempre la forza per quello che ci chiama a fare. Non chiama le persone già equipaggiate. Lui equipaggia le persone chiamate.

Dio ci dà il potere e ci dà ogni cosa che ci serve per adempiere a ciò che ci ha creato di fare! Quando lasciamo il Suo potere alle spalle, agiamo con le nostre proprie forze e dipendiamo dalle nostre proprie risorse. Quelle risorse sono molto limitate! Le nostre “batterie” umane saranno subito esaurite e la fossa di stanchezza e di depressione ci aspetta dietro l’angolo.

Quando mio figlio, Jered, aveva 10 anni, volle una macchina telecomandata per Natale. Sono andata ad ogni giocattoleria fin quando non ho trovato quella giusta. Ho addirittura messo le pile dentro la macchina in modo che sarebbe stata pronta a partire appena aperta. Poi a Natale, Jered strappò la carta dall’ultimo pacco sotto l’albero con tanta speranza. Quando realizzò che era la macchina dei suoi sogni, mi ha abbracciato forte e ha detto, “Grazie, mamma. Posso andare fuori per giocarci?” Ce l’avevo fatta; avevo creato il ricordo perfetto per quel Natale.

Dopo aver messo a posto un po’, sono uscita a guardare. Mettendo piede nel garage, ho visto il mio regalo “perfetto” che andava a singhiozzi e faceva solo piccoli circoli sul marciapiede. Non ci potevo credere! La macchina era appena stata aperta, era costata tanto e non doveva solo fare piccoli circoli a singhiozzo! Jered vide il mio sguardo e disse velocemente, “Non preoccuparti, Mamma. Ha semplicemente bisogno di nuove pile. Le indicazioni dicono che quando le pile sono deboli, la machina andrà in circolo e a singhiozzo”.

È così anche con la vita. Con i nostri tentativi di essere chi crediamo che dovremmo essere invece di scoprire chi Dio ci ha creato per essere, sprechiamo l’energia della nostra vita andando in circolo e a singhiozzo.

Ascoltiamo le voci sbagliate. Ci inchiniamo davanti a delle aspettative sbagliate.

Ti inviterei a valutare i tuoi rapporti, determinare com’è il tuo equilibrio emotivo e scoprire chi sei veramente agli occhi Suoi. Identificare e affrontare i fattori nella tua vita che determinano la depressione è una parte importante del tuo viaggio dalla fossa alla Luce.

Terzo fattore: Una mancanza nel confrontarci con il nostro passato

Un terzo fattore che può portare alla depressione sono le esperienze del passato e il modo come le trattiamo. Una traduzione di Salmo 40:2 dice con immagine molto viva che Dio estrae Davide dalla “melma fangosa” ossia dal “sedimento in fondo” alla fossa.

Uomo

Quando i miei figli erano piccoli, preparavamo un pranzo al sacco e ci dirigevamo alla spiaggia più vicina! Il loro gioco preferito era di vedere chi poteva tenere un pallone da spiaggia sott’acqua per più tempo. Entravano un po’ in acqua, spingevano il pallone gonfiabile sotto la superficie e cominciavano a contare. Presto le loro braccia si stancavano o il pallone sfuggiva al loro controllo, saltando in superficie.

Questo è esattamente ciò che succede con la “melma fangosa” nella nostra vita. Il “sedimento” o “robaccia” con cui non abbiamo mai trattato rimane in fondo alla nostra anima, apparendo improvvisamente sulla superficie occasionalmente quando non troviamo più l’energia per tenerlo sommerso. Quando appare, riversa la sua bruttezza e la sua oscurità su ogni parte della nostra esistenza. La “melma fangosa” si presenta in tante forme e misure!

  • Un dolore sepolto
  • Una rabbia non risolta
  • Un peccato nascosto
  • Una gran perdita

Mio padre morì quando avevo quattro anni, costringendo mia madre a vendere la fattoria che avevano passato anni a mettere in piedi e a trasferirsi nel paesino vicino di Brownwood, Texas. Lì, mamma, lavorò come cameriera di sera mentre frequentava una scuola per infermiere durante il giorno. Anche dopo essere diventata un’infermiera, puliva le case degli altri per supportare mio fratello, mia sorella, mia nonna e me.

Quando avevo cinque anni, mamma iniziò una lotta ventennale contro il cancro. Questa battaglia fu piena zeppa di “melma fangosa”. Non avevo mai veramente affrontato la perdita di mia madre o gli aspetti molto dolorosi del mio passato. Nella mia depressione, ho cominciato a guardare indietro alla mia vita, rendendomi conto che avevo dipinto un quadro nel mio cuore e nella mia mente di come avrei voluto che fosse stata la mia infanzia e non di come fu veramente.

Nelle settimane e nei mesi successivi, il Signore ed io abbiamo passato al settaccio un sacco di “melma fangosa” che si era sedimentata nel mio spirito e nella mia mente. Insieme abbiamo affrontato le vicissitudini che avevo attentamente chiuso a chiave in un cassetto ma che poi avevano urtato contro il mio cuore e la mia mente con una forza spaventosa e con un dolore fresco; un padre alcolizzato, un fidato medico di famiglia che mi molestò, periodi di solitudine e di rigetto, fallimenti che mi tormentavano, e paure irrazionali di cui non parlavo mai. Sembrava come se il diluvio di memorie non sarebbe mai finito!

Ma Dio è buono. Ci dà un meccanismo difensivo contro quelle esperienze che sono oltre la nostra portata. Dio mette da parte dolcemente queste esperienze fin quando può, nella Sua misericordia, portarci ad un punto nella vita in cui siamo capaci di affrontarle.

Quando seppelliamo un dolore ancora vivo, questo riappare nei momenti più inaspettati. Dobbiamo affrontarlo e poi seppellirlo…morto! Dobbiamo affrontare il nostro passato, passando al settaccio ogni esperienza attraverso la verità che “tutte le cose” cooperano per il nostro bene (Romani 8:28) fin quando non impugniamo il seme della vittoria che ogni dolore tiene in serbo.

Quando mia figlia era all’asilo, aveva una maestra di scienza molto creativa! Un giorno sono andata a prendere Danna all’asilo e ho capito subito che era entusiasta per qualche motivo. Era appena uscita dalla lezione di scienza e aveva ricevuto il suo primo esperimento da svolgere da sola. È salita in macchina e si è messa a chiacchierare per tutto il tragitto dei semi che la sua maestra le aveva dato da piantare. Mentre Danna spiegava cosa dovesse fare per far crescere i semi, ne venne fuori un programma dettagliato per il suo esperimento.

Poi, li ho visti. Lei aprì la sua manina con grande orgoglio per mostrarmi un foglio di Scottex pieno di semi rotti e di vario tipo, annunciando che sarebbero stati bellissimi quando fossero fioriti. Dopo un solo sguardo ai semi, sapevo che non potevano assolutamente produrre nessun tipo di pianta sana.

“Danna,” dissi, “se non crescono, andremo al negozio e compreremo nuovi semi”. Con un’espressione di disgusto completo, lei proclamò, “Mamma, cresceranno di certo perché io ho pregato Dio di farli crescere.” A questo punto, cominciai a chiedere a Dio se Lui si fosse reso conto che la Sua reputazione era in ballo con mia figlia. Dio non sembrò molto preoccupato.

Quando arrivammo a casa, Danna scese dalla macchina e si indirizzò direttamente al nostro giardino con un bicchiere di carta. Prese un po’ di terra da un’aiuola che avevo, in completa disperazione, riempito di sassolini perché non sono mai riuscita a far crescere niente lì. Tutto ciò che avevo mai piantato lì era morto entro qualche giorno. Poi Danna marciò in casa, spiegandomi che i semi avevano bisogno di acqua per crescere. Aprendo il rubinetto della cucina a tutta forza, mise il bicchiere di carta sotto il fiume di acqua corrente, e la terra ed i semi finirono nel lavello.

Contenta del suo progresso, si trastullava sul nostro terrazzo coperto e mise il bicchiere sul tavolo per “prendere un po’ di sole”. Quando accennai al fatto che il sole non batteva sul nostro terrazzo e suggerii di spostare i suoi semi in un luogo con più luce, lei rimase completamente impassibile e volse uno guardò di compassione verso la sua mamma senza fede e mal informata. A questo punto mollai tutto, pensando, “Va bene, Dio, sono affari tuoi ormai!”

Passarono diversi giorni e dimenticai dei semi fino ad un pomeriggio quando, mentre preparavo la cena, diedi uno sguardo fuori della finestra. Lì, nonostante i miei dubbi, c’era un bicchiere di carta bagnato e raggrinzito ma pieno zeppo di germogli verdi! Corsi nella stanza di Danna gridando, “Danna, i tuoi semi sono cresciuti! I tuoi semi sono cresciuti davvero!” Lei mi guardò con gli occhi bellissimi e pieni di fede dei bambini e mi rispose tranquillamente, “Lo sapevo”.

Ascolta, amico mio, non essere mai sorpreso da ciò che Dio può fare con un semplice seme rotto. La volontà di Dio non lascia spazio alla sconfitta! La volontà di Dio non penalizza nessuno! Possiamo permettere al nostro passato di sconfiggerci o possiamo scegliere di ingabbiare il passato e utilizzarlo come una potenza nelle nostre vite presenti!

Queste esperienze dolorose che proviamo a seppellire possono essere trasformate dalle sabbie mobili della sconfitta alle pietre per guadare il fiume della vittoria e della guarigione. Dio prende ogni “seme rotto” e ne crea una vita nuova.

Quali sono le esperienze del passato che sono diventate punti d’appoggio per l’oscurità nella tua vita? Affrontale adesso. Trattale immediatamente e seppellirle. Hai appena fatto un altro passo dalle tenebre alla Luce della guarigione.


Pagine in questa serie di Mary Southerland sulla depressione:

1. Che cos’è e chi ne può soffrire

2. Fattori che possono portare alla depressione

  • PRIMO FATTORE: Una mancanza di rapporti edificanti
  • SECONDO FATTORE: Una mancanza di autostima
  • TERZO FATTORE: Una mancanza nel confrontarci con il nostro passato

3. Possiamo uscire dalla fossa!

Altre risorse sulla depressione: