Il Piano di Gesù: 3° Principio
CONSACRAZIONE – Aspettarti obbedienza al Signore da parte dei credenti

Quest’articolo tratto dal libro Il Piano Maestro per l’Evangelizzazione di Robert E. Coleman. Usato con gentile concessione della casa editrice Biblos.

Gesù pretese l’ubbidienza

Gesù si aspettava che gli uomini al suo sèguito gli ubbidissero.

Non pretendeva che fossero brillanti, ma dovevano essere leali. La loro lealtà divenne il tratto distintivo che più li caratterizzava.

Essi erano chiamati suoi “discepoli”, vale a dire “apprendisti” o “allievi” del Maestro.

Presto…compresero che essere un discepolo di Cristo, comportava molto più che accettare gioiosamente la promessa messianica: significava arrendersi e dare tutta la vita al Maestro, in assoluta sottomissione alla sua sovranità. La vecchia mentalità, le abitudini e i piaceri del mondo dovevano essere sottomessi alle nuove regole del regno di Dio (Matteo 5:1-7:29; Luca 6:20-49).

Punto interrogativo
Perché ci sono tanti credenti bloccati nella crescita e inefficaci nella testimonianza? – Coleman, p. 42-43

Sembrerebbe che gli insegnamenti sulla rinuncia a se stessi e sulla consacrazione siano stati sostituiti.

Occorre reinterpretare e rafforzare i requisiti necessari per far parte della chiesa, e ciò nelle condizioni pòste dal vero discepolato cristiano.

Era un insegnamento molto forte; non molti lo accettavano. Essi amavano essere annoverati tra i suoi seguaci, quando riempiva il loro stomaco con pane e pesce, ma quando Gesù parlò della vera natura spirituale del suo regno, e del sacrificio che era necessario per raggiungerlo (Giovanni 6:25-29), molti dei suoi discepoli “si tirarono indietro, e non andavano più con lui” (Giovanni 6:66). La cosa che sorprende è che Gesù non corse loro dietro, non cercò di fermarli.

Il piano del Maestro dipendeva e dipende ancora dall’ubbidienza

Dal punto di vista della strategia, l’ubbidienza era l’unico modo in cui Gesù poteva modellare le loro vite mediante la sua parola.

Senza ubbidienza non poteva esserci alcuno sviluppo, né nel carattere, né nella volontà dei discepoli. Un padre deve insegnare ai propri figli l’ubbidienza nei suoi confronti, se si aspetta che i figli diventino come lui.

Si deve ricordare che Gesù stava formando degli uomini per condurre la sua chiesa, e nessuno può essere un capo finché non avrà prima imparato a seguire un capo. Così formò i suoi futuri comandanti sin dalla gavetta, instillando in loro la necessità della disciplina e del rispetto per l’autorità. Tutto questo richiedeva assoluta ubbidienza alla volontà del Maestro, e significava il completo abbandono della propria.

Tempo di agire

Oggi dobbiamo imparare di nuovo questa lezione. Non ci può essere alcuna esitazione, di fronte ai comandi di Cristo. Siamo in guerra, la posta in gioco è la vita o la morte, e ogni giorno vissuto nell’indifferenza alle proprie responsabilità è un giorno perso per la causa di Cristo.

Non c’è posto, nel regno, per gli scansafatiche, poiché un tale atteggiamento non solo preclude la crescita nella grazia e nella conoscenza, ma distrugge anche ogni utilità nel campo di battaglia dell’evangelizzazione.